Pieve Santo Stefano è un comune di 3.279 abitanti della provincia di Arezzo ed è tra le Città decorate al Valor Militare per la Guerra di Liberazione perché è stato insignito della Croce di Guerra al Valor Militare per i sacrifici delle sue popolazioni e per la sua attività nella lotta partigiana durante la seconda guerra mondiale.
È il luogo di nascita del celebre uomo politico democristiano e storico dell'economia Amintore Fanfani. È sede dell'Archivio Nazionale del Diario e delle Memorie Epistolari.
Pieve Santo Stefano si estende lungo un'area pianeggiante in Val Tiberina.
L'economia locale si basa prevalentemente sulla produzione di cereali, ortaggi, frutta, olive e su numerose industrie operanti nel settore dell'abbigliamento. Il turismo invernale è praticato nella vicina località di Pratelle.
Pieve Santo Stefano trae il suo nome da quello di una pieve dedicata a Santo Stefano, fondata intorno al XIII secolo.
I primi insediamenti nella zona di Pieve Santo Stefano risalgono all'epoca deli Etruschi, ai quali succedettero i Romani. Entrambe i popoli vi fondarono consistenti nuclei abitativi, come dimostrano i reperti archeologici rinvenuti in zona e databili a tali epoche.
Grazie alla sua posizione geografica in prossimità della confluenza dei fiumi Tevere e Ancione, Pieve Santo Stefano sviluppò durante la dominazione romana una fiorente attività di commercio del legname proveniente dai vicini boschi.
Dopo la caduta dell'Impero Romano Pieve Santo Stefano venne conquistata dai Longobardi, i quali iniziarono la prima opera di fortificazione del borgo in difesa dei commerci che ivi si sviluppavano.
In epoche successive la località venne governata da diverse signorie che si alternarono al potere fino a giungere al XIII secolo, periodo nel quale i conflitti per la contesa del borgo si inasprirono coinvolgendo le città di Arezzo, Perugia e Città di Castello, le quali assediarono ripetutamente il territorio di Pieve Santo Stefano causando ingenti danneggiamenti.
Solo alla fine del XIV secolo, in seguito alla sua definitiva annessione ai possedimenti della città di Firenze, Pieve Santo Stefano ritrovò una certa stabilità politica.
Sotto il dominio dei Granduchi de' Medici, insediatisi precedentemente al governo di Firenze, Pieve Santo Stefano divenne capoluogo di una delle podesterie del contado fiorentino.
Durante la dominazione medicea il borgo di Pieve Santo Stefano venne ristrutturato e arricchito di eleganti palazzi nobiliari e ville signorili che ancora oggi è possibile ammirare.
Nel 1527 il territorio subì l'invasione dell'esercito imperiale tedesco ma gli abitanti riuscirono a respingere valorosamente l'assedio nemico.
A metà del XVI secolo il borgo di Pieve Santo Stefano raggiunse una grande rilevanza economica e politica tanto da essere elevato al rango di Vicariato.
Nel corso del secolo successivo una grave pestilenza si diffuse tuttavia nell'intera zona della Val Tiberina provocando lo spopolamento della città di Pieve Santo Stefano e l'abbandono di tutte le attività economiche.
Solo all'inizio del XIX secolo, con l'avvento al potere dei Duchi di Lorena, Pieve Santo Stefano potè risollevare le proprie sorti potendo contare sulla lungimirante politica lorenese che, attraverso una serie di riforme, mirava a ripopolare l'area e alla ripresa delle attività commerciali.
Il periodo della dominazione lorenese si protrasse fino al 1861, anno in cui Pieve Santo Stefano venne annessa al Regno d'Italia ad opera del Re Vittorio Emanuele II di Savoia.
Tra le numerose manifestazioni che si svolgono periodicamente a Pieve Santo Stefano segnaliamo qui il tradizionale "Palio dei Lumi" che si tiene dall'inizio del mese di agosto all'inizio del mese di settembre e al quale partecipano le quattro contrade in cui la città si trova divisa. Dopo la disputa del palio segue un corteo storico in costumi che rievocano il periodo rinascimentale.